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mercoledì 28 marzo 2018

La luce sugli oceani di M.L. Stedman



Isabel ama la luce del faro tra gli oceani, che rischiara le notti. E adora le mattine radiose, con l'alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel faro fosse il centro del mondo. Per questo ogni giorno scende verso la scogliera e si concede un momento per perdersi con lo sguardo tra il blu, nel punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si stendono come un tappeto senza confini. Lì, sull'isola remota e aspra abitata solo da lei e suo marito Tom, il guardiano del faro, Isabel non ha mai avuto paura. Si è abituata ai lunghi silenzi e al rumore assordante del mare. Ma questa mattina un grido sottile come un volo di gabbiani rompe d'improvviso la quiete dell'alba. Quel grido, destinato a cambiare per sempre la loro vita, è il tenue vagito di una bambina, ritrovata a bordo di una barca naufragata sugli scogli, insieme al cadavere di uno sconosciuto. Per Isabel la bambina senza nome è il regalo più grande che l'oceano le abbia mai fatto. È la figlia che ha sempre voluto. E sarà sua. Nessuno lo verrà a sapere, basterà solo infrangere una piccola regola. Basterà che Tom non segnali il naufragio alle autorità, così nessuno verrà mai a cercarla. Decidono di chiamarla Lucy. Ben presto quella creatura vivace e sempre bisognosa d'attenzione diventa la luce della loro vita. Ma ogni luce crea delle ombre. E quell'ombra nasconde un segreto pesante come un macigno, più indomabile di qualunque corrente e tempesta Tom abbia mai dovuto illuminare con la luce del suo faro.


Licata Sicilia

Un romanzo magnifico! Intenso, commovente, a tratti straziante,  esplora con grande maestria la complessità dell'animo umano e il conflitto fra il bene e il male, antico quanto l'uomo.


"Bene e male, giusto e sbagliato possono essere come serpenti: così avviluppati da non riuscire a distinguerli finché non hai ucciso entrambi e allora è troppo tardi."


Fin dove è lecito spingersi in nome dell'amore per la persona amata?
E' il dilemma in cui si dibatte il protagonista della storia, Tom Sherbourne, il guardiano del faro di Janus Rock, un'isoletta deserta posta cento miglia al largo delle coste australiane.


Isabel è una donna duramente provata dalla sorte. Entrambi i suoi fratelli sono morti in guerra e la sua famiglia ha sofferto molto. Ama il marito ma l'isolamento in cui è costretta a vivere a Janus Rock non l'aiuta a superare il dolore per le perdite subite. 
Vivendo in un'epoca in cui la realizzazione di una donna passava esclusivamente attraverso la maternità,  non riuscire a  diventare madre è per lei fonte di vergogna, umiliazione e inadeguatezza. Ben presto finisce con lo scaricare la sua sofferenza sul povero Tom.

Dopo due dolorosissimi aborti, proprio quando crede di riuscire a portare a termine l'ultima gravidanza, il bambino nasce morto.

E' l'ennesima sconfitta che le sconvolge la mente.


Due mesi dopo naufraga sull'isola una barca con una neonata a bordo. Sembra un dono del Cielo. Una nuova vita in cambio di quella andata perduta. Il padre della bambina è morto, la madre forse è annegata. Occorre prendersi cura dell'orfanella che piange disperata e Isabel ha ancora la montata lattea. Comincia a nutrirla e rapidamente si "fonde" con lei. Come resistere alla tentazione  di tenerla con sé per sempre? Tanto più che la bambina è destinata a finire in uno squallido orfanotrofio e una coppia che vive in un'isola sperduta non è certo in cima alla lista delle coppie destinate ad adottarla.
Isabel chiede al marito di tenere la piccola Lucy e lui, nonostante nutra dei dubbi, l'accontenta. Lei ha rinunciato a tutto per lui: la famiglia, le comodità della vita in città, gli amici. Desidera ripagarla delle perdite subite.

Tom è un eroe, ha combattuto nella prima guerra mondiale dove ha guadagnato una croce di guerra e una medaglia al valore per il coraggio dimostrato. A differenza di tanti altri reduci è tornato illeso dal fronte almeno dal lato fisico perchè dopo le atrocità che ha vissuto il suo spirito è ferito, l'anima spezzata. 
Nonostante abbia una laurea in ingegneria, ha accettato di fare il guardiano del faro su un'isola sperduta proprio per provare a guarire anche se sa che non potrà mai essere come tutti gli altri.
L'amore di Isabel per lui è un regalo meraviglioso e inaspettato che la vita gli ha fatto.
Tom è il mio personaggio preferito. Non si arrende al dolore, non cede all'orrore vissuto ma si sforza sempre di conservare l'equilibrio. Nonostante le medaglie guadagnate non fa pesare il suo eroismo, anzi è profondamente umile. 
  
E' un uomo buono, onesto, e la menzogna in cui è costretto a vivere per accondiscendere alla richiesta della moglie comincia ben presto a logorarlo tanto più che la bambina, crescendo, ghermisce il suo cuore ogni giorno di più. 


A un certo punto però, tornati sulla terraferma per una licenza, i due coniugi scoprono che la madre di Lucy non è morta nel naufragio come avevano creduto ma piange inconsolabile la perdita della figlia e s'illude (secondo il parere di tutti) che sia ancora viva.
Il castello di menzogne che hanno costruito comincia a sgretolarsi sotto il peso del senso di colpa.


Per alcuni, di fronte alle scelte di carattere morale il confine fra ciò che è giusto o sbagliato si affievolisce fino a scomparire, fagocitato dalla prevalenza del tornaconto personale, non tutti però escono indenni dai conflitti interiori e Tom dopo la guerra ha giurato di non causare più male a nessuno. Comincia così la parte più appassionante del romanzo, ricca di avvenimenti, che mi ha lasciata col fiato sospeso e di cui non parlerò per non rovinare la sorpresa ai lettori.
Dirò solo che l'autrice ha saputo toccare così intensamente le corde del mio cuore da commuovermi profondamente.
Non sapevo se parteggiare per Isabel o per Hanna, la madre naturale della piccola Lucy,  perché le comprendevo entrambe.
Ho sofferto per l'isolamento in cui viene a trovarsi Isabel. Quante volte condividendo i nostri problemi con un'amica ci sembra che il nostro fardello si alleggerisca? Lei invece non ha nessuno con cui confidarsi, sull'isola c'è solo il marito che oltre ad essere un uomo,  ha già i suoi fantasmi contro cui combattere.
D'altronde, anche Hanna sperimenta l'isolamento. A Partageuse nessuno crede più che il marito e la figlia siano vivi e la considerano una povera pazza.
In effetti non c'è niente di più facile che immedesimarsi nei personaggi di questo microcosmo che racchiude molti dei temi fondamentali di ogni narrazione: la guerra, l'amicizia, l'amore, la maternità, la colpa, il tradimento, il perdono, la redenzione.
 
Victory Beach, Otago Peninsula, New Zealand, 2010 (by Célia Mendes Photography)

Splendida l'ambientazione: l'isola di Janus Rock sembra un mondo a sé stante con i suoi ritmi e i suoi tempi che si susseguono immutabili, eterni. Un mondo perduto nella vastità dell'oceano, selvaggio e incontaminato. Grazie alla penna ispirata dell'autrice sembra quasi di udire lo stridio dei gabbiani e il ronzio della lanterna del faro... è un luogo pieno di luce ma anche di ombre perché come dice il nome Janus (Giano è il dio bifronte
dei romani) ogni cosa porta in sé il suo opposto.
Partageuse, invece, è la cittadina sulla terraferma da cui proviene Isabel e in cui si svolge una parte della storia. Una piccola città dove tutti si conoscono e che viene investita con la potenza di un ciclone dalla drammaticità degli eventi.


In conclusione "La luce sugli oceani", da cui l'anno scorso è stato tratto anche un film con Michael Fassbender, è una lettura super consigliata.






2 commenti:

  1. Uno dei libri che più mi hanno emozionato negli ultimi anni! Bello davvero!! Ho pianto come una fontana :/

    Il film bello anch esso, cast fantastico e anche le ambientazioni. E pure là, fazzoletto in mano ...

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  2. Io non conoscevo il romanzo e anche il film purtroppo mi era sfuggito. Per fortuna ho trovato il libro su una bancarella e l'ho comprato perché ero rimasta colpita dal titolo: "La luce sugli oceani" Per una che ama il mare come me era irresistibile... All'inizio la storia mi era sembrata un po'lenta ma poi è stato tutto un crescendo di emozioni. Bellissima! Ammetto che a un certo punto il fazzoletto è servito anche a me ;-)

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