lunedì 5 giugno 2017

"Il commerciante di bottoni" di Erika Silvestri





"Cioccolata contro dolore. Marmellata contro ricordi. È un metodo che funziona, lo uso anch'io quando sono triste, con i bottoni. Apro la scatola e li spargo tutti sul pavimento. Li metto in fila per forma, per colore, ogni volta mi stupisco di quanto sono diversi. Ti ricordi quando te l'ho raccontato? Dallo sguardo ho capito che sapevi di cosa parlavo. "Bottoni. Ma guarda il destino! Anche a me piacciono tanto. Ora che ci penso non te l'ho mai detto, ma ho diretto un'azienda di bottoni per anni."


In questo libro, l'amicizia tra Piero Terracina e Erika Silvestri, un sopravvissuto di Auschwitz e una ragazza.


"Il commerciante di bottoni"  è stato adottato come lettura nella scuola media, ma lo giudico adatto ai lettori di ogni età perché è importante conservare la memoria di quello che è stato. I pochi sopravvissuti fanno proprio questo: cercano di trasmettere la loro memoria affinché siano i giovani a farsene carico e diventino i nuovi testimoni, adesso e in futuro per le nuove generazioni che verranno. 
In quest'ottica Piero Terracina, dopo una vita di silenzio, si è deciso a raccontare la sua terribile esperienza e ha cominciato a farlo nelle scuole dove una ragazzina di terza media, Erika, è rimasta folgorata dalle sue parole e gli ha scritto per saperne di più. Lui le ha risposto e così, pian piano, si è instaurato un legame fra i due che si sono "adottati" a vicenda un po' come un nonno e la sua nipotina. 

La storia è quindi autobiografica e racconta l'incontro e la nascita di una grande amicizia che supera il tempo e le generazioni legando profondamente Erika, l'autrice del libro, a Piero Terracina, e sullo sfondo, onnipresente, l'orrore dei campi di sterminio nazista.

E' fondamentale non dimenticare mai che il male esiste e come scrive l'autrice a un certo punto: "Il male muta sembianze ma la sua essenza rimane la stessa e forse non esiste un modo per dissolverla. Piero racconta che faccia ha con la speranza che incontrandolo lo si possa riconoscere dai tratti che lui descrive piangendo."

Possiamo solo tentare di immaginare quanto dolore costi a quest'uomo dover rivivere le atroci perdite subite e mettere a nudo la sua anima nella speranza di evitare che certi errori vengano ripetuti in futuro. 
Si tratta di un grande atto d'amore verso l'umanità intera, ma pochi vogliono sentire, pochi ascoltano davvero col cuore. 
Siamo così presi dalle nostre beghe quotidiane che ci dimentichiamo che le nostre piccole contrarietà sono poca cosa di fronte alle tragedie che hanno colpito alcuni di noi. 

Il libro si conclude con la denuncia dell'indifferenza.
Dice Erika: "A chi importa veramente quello che Piero ha da dire? Lo ascoltano per quietare le coscienze e lo invitano nei programmi televisivi tra un numero di danza e uno di cabaret per farlo parlare cinque minuti, appena in tempo per abbassare le luci e dire che la puntata del 27 gennaio (il giorno della memoria) è stata fatta."
 Oggi come allora, quando nessuno si è opposto all' infamia delle leggi razziali approvate all'unanimità dal parlamento italiano, all'unanimità, ci pensate? E quando mai si mettono tutti d'accordo su qualcosa i nostri uomini politici? Eppure allora è successo...
Qualcuno ha detto che perché il male vinca basta soltanto che la brava gente, la maggioranza, resti a guardare senza fare nulla e per tal motivo "Il commerciante di bottoni" è importante, perché scalfisce l'indifferenza cieca che opprime la società odierna.

Intenso, coinvolgente, emozionante. Un libro che mi ha commossa profondamente. Mi è piaciuto l'approccio all'immane tragedia della Shoah descritto da Erika, quello di una ragazzina che si affaccia alla vita e si ritrova alle prese con la malvagità degli uomini. Come spiegarla? Come continuare a credere in Dio dopo Auschwitz? Il libro risponde anche a queste domande.
Attraverso Erika, anche noi conosciamo Piero e lo sentiamo vicino, non il relitto di qualcosa accaduto tanto tempo fa che molti vorrebbero rimuovere dalla memoria o peggio ancora, negare, ma un uomo vero, con le sue debolezze, i timori e la sua enorme dignità. 
Grazie, Erika, per aver voluto condividere con noi lettori la tua esperienza di vita. Grazie soprattutto a Piero Terracina.  

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