Londra, giugno 1853. Con una situazione politica tra Gran Bretagna e Impero Russo sempre più instabile, la delegazione diplomatica svedese ha con un compito ben specifico: impedire che il Regno di Svezia e Norvegia venga costretto a schierarsi nel conflitto che va delineandosi in Crimea, evitando nel contempo l’aumento dei dazi sulle importazioni svedesi che Downing Street minaccia da tempo. La giovane Amelia Hexenby, matematica dilettante e prossima alle nozze, per colpa di un valzer si ritroverà coinvolta in una partita complessa, sorprendente e senza esclusione di colpi, dove alla ragion di stato si affiancano e si scontrano le ragioni del cuore, in una vicenda di spie e menzogne che porterà tutti a chiedersi cosa sia il coraggio e cosa ognuno di noi sia disposto a sacrificare in nome dell’amore.
Recensione
Chi segue il blog conosce già la mia passione per i romanzi storici.
Trovo molto piacevole immergermi nell'atmosfera delle epoche passate e rivivere come in una macchina del tempo gli eventi che hanno influenzato o addirittura plasmato il nostro presente.
Chi segue il blog conosce già la mia passione per i romanzi storici.
Trovo molto piacevole immergermi nell'atmosfera delle epoche passate e rivivere come in una macchina del tempo gli eventi che hanno influenzato o addirittura plasmato il nostro presente.
Invece finora non ho mai parlato del mio debole per i diplomatici. Lavorano dietro le quinte e i loro successi spesso rimangono nell'ombra mentre i fallimenti portano a disastri di proporzioni enormi.
In "Polaris" rivive l'Inghilterra del 1853, venti di guerra soffiano sull'Europa e si prepara quello spaventoso macello che è stata la guerra di Crimea. Il diplomatico svedese Kristoff Gustavsson, barone di Lowen, affiancato dall'affascinante conte Salmis, ha il compito di evitare il coinvolgimento del suo paese nel conflitto imminente ma il tempo stringe e le scappatoie diventano sempre più difficili da trovare.
Amelia Hexenby non è una nobildonna, ma è l'unica figlia di un ricco banchiere perciò diventa una preda ambita per un aristocratico squattrinato come William Wightbouy, unico figlio del conte di Hereford.
William, spalleggiato dalla famiglia, disprezza Amelia e suo padre considerandoli solo dei parvenu, ma per lo stato delle sue finanze non può farne a meno. Il matrimonio è già stato negoziato dai padri degli sposi e la data delle nozze si avvicina.
Come le ragazze del tempo, la timida Amelia non si sognerebbe mai di sfidare apertamente il dispotico genitore. Conduce un'esistenza tranquilla cercando di sopravvivere senza troppi danni a una vita senza amore. Oltre al disprezzo del fidanzato, deve sopportare anche quello del padre che la tiranneggia senza pietà.
Più che ai delicati ricami o alla musica, la sua mente è dedita alla matematica che studia di nascosto durante le lezioni di pianoforte approfittando della pennichella del maestro. In particolare si dedica alla lettura de "La macchina analitica" il prototipo di un computer sviluppato come progetto dal matematico inglese Charles Babbage.
A un certo punto però, accade qualcosa di inaspettato. Durante un ricevimento si scontra con uno sconosciuto che poi, irritato dai modi rozzi e sgarbati di William, non solo la invita a danzare un valzer con lui, ma la difende dall'ira del fidanzato ubriaco.
L'uomo è Jacob Ankarstromm, conte di Salmis.
Misterioso e affascinante, il diplomatico svedese dall'oscuro passato non impiega molto a incantare una ragazza ingenua e senza nessuna esperienza della vita come Amelia.
D'altro canto anche Jacob sembra coinvolto da lei o si tratta solo di pietà per la condizione infelice della ragazza?
In ogni caso, le occasioni per incontrarsi in società non mancano di certo, anche se sfidare le rigide regole del Ton attira su Amelia la disapprovazione del padre e dei parenti per non parlare di un giornale scandalistico (purtroppo esistevano già) che la prende di mira. Così la poverina si ritrova guardata a vista o rinchiusa in casa a seconda delle circostanze.
A complicare la situazione arriva anche un altro aristocratico che fa parte invece della delegazione russa, il principe Kuragin, fratellastro di Jacob per parte di madre. La sua allegra impertinenza conferisce una nota di leggerezza alla storia.
Il barone Lowen e la moglie Astrid, a capo della delegazione svedese, sono una coppia di mezza età, molto affiatata che prende in simpatia Amelia e non manca di sostenerla in ogni situazione. Avendo perso il padre in tenera età, per Jacob il barone è la figura paterna che gli è mancata.
Per noi lettori, invece, rappresenta un uomo calmo e posato, capace di profonda umanità, la forza della ragione contro la rabbia cieca che porta solo violenza e distruzione. Insomma, ha le doti perfette di mediatore che ogni buon diplomatico dovrebbe avere e le usa per cercare di salvare il suo paese da una guerra che lo distruggerebbe.
Ma come sfuggire al ricatto degli inglesi e rimanere al di fuori del conflitto? Lo scoprirete leggendo il libro, vi dico solo che c'entra la decrittazione di Vigenère, un codice segreto.
Il libro mi è piaciuto moltissimo. Ho apprezzato il linguaggio ricercato, adatto al contesto storico (i nobili europei parlavano francese fra di loro), il fatto che Amelia si comporti esattamente come una ragazza dell'Ottocento e non come un'eroina moderna rende la storia molto più credibile di molti romance storici in circolazione. Inoltre, la storia d'amore non prende mai il sopravvento ma è inserita perfettamente nelle intricate vicende storiche.
Il diverso trascorrere del tempo rispetto all'attuale è sottolineato dalla partita a scacchi per corrispondenza che Amelia intraprende con un'amica. Abituati ai nostri ritmi accelerati, per noi oggi sarebbe impensabile fare altrettanto: dover attendere l'arrivo della posta per muovere i pezzi, eppure sarebbe anche così riposante...
Una nota di merito anche per il realismo con cui viene descritto Robert Hexenby, il padre di Amelia, una sorta di padre e padrone che considera la figlia alla stregua di una merce di scambio, senza nessuna considerazione per i suoi sentimenti. Roba dell'Ottocento? A giudicare da quel che accade anche oggi in alcuni paesi, non direi...
L'unica difficoltà che ho trovato durante la lettura è stata quella di destreggiarmi fra i personaggi. Fra nomi, cognomi, nomignoli, vezzeggiativi e titoli nobiliari, ho rischiato a volte di andare in confusione.
"Polaris" ci fornisce un bell'affresco dell'Inghilterra vittoriana con personaggi così ben caratterizzati da restare a lungo nella memoria. Consigliatissimo!
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