martedì 14 giugno 2016

Recensione "Chiedimi quello che vuoi" la trilogia di Megan Maxwell


Approfittando di un'offerta lampo della Newton Compton, ho acquistato e letto la trilogia "Chiedimi quello che vuoi" . 

Inizialmente sembra la versione ispanica di "Cinquanta sfumature di grigio" poi si discosta dal copione perché non contiene sadomaso. 
E' stata scritta da Megan Maxwell, una scrittrice di madre spagnola e padre americano. Quando ho letto di un'autrice da 250.000 copie vendute, la cosa mi ha incuriosito non poco, ma devo ammettere che con questa trilogia la Maxwell non è riuscita a conquistarmi, forse perché mi ero creata delle aspettative troppo alte.

Judith, la protagonista, non è moscia come Anastasia, anzi è un maschiaccio che non solo fa l'allenatrice per una squadra di calcio femminile ma gareggia anche nelle competizioni di motocross. Non è il tipo da farsi mettere i piedi in testa da Eric, e questo mi è sembrato positivo, tuttavia non mi ha preso... e questo è tutto.

E poi veniamo a Eric, bellone nordico, occhi azzurri e capelli biondi, non ha neanche la metà del fascino torbido di Christian Grey o del conturbante, bellissimo  Antony della nostra Sylvia Kant. Il Pov è solo quello di Judith, perciò non sappiamo cosa passi nella testa teutonica del protagonista. Eric è un innamorato geloso e possessivo però  le sue continue scenate non mi hanno convinto, tanto più che è pronto a condividere la sua ragazza a destra e a manca.  Ah, già, dimenticavo che doveva essere lui a offrirla... Boh!

La caratterizzazione dei personaggi che stanno intorno ai protagonisti invece mi è piaciuta. La "capa" di Judith è una vera virago, e alla fine avrà una bella lezione, (mi sembra però che i cattivi abbiano il fatto loro soltanto nei libri o nei film, nella realtà invece è tutta un'altra musica...). Gli amici della protagonista sono  Miguel, il collega di lavoro, e l'ex fidanzato, compagno d'infanzia e saltuariamente di letto,   entrambi mi sono parsi convincenti. Poi c'è la chiassosa famiglia spagnola, allegra e divertente. Una scena esilarante è stata quella in cui la sorella si presenta a casa di Jud con la nipotina e avendo la chiave entrano tranquillamente proprio in un momento delicato...
Anche l'ambientazione ispanica è ben riuscita.

Un lato positivo che ho apprezzato nei romanzi della Maxwell è che non tratta solo di eros ma lascia anche spazio ai sentimenti. 

La storia è sempre quella, lei fa la segretaria, arriva il nuovo capo e quel che deve succedere, succede senza indugi. Eric è innamorato di Jud, ma ha anche una passione sfrenata per amori di gruppo, scambi e condivisioni a cui lei acconsente dopo l'iniziale titubanza (brevissima), fino a scoprire che le vanno a genio. 
Dunque, "condividendo" gli stessi gusti, qual è il problema fra i due? Avendo entrambi un carattere forte non vanno molto d'accordo e c'è un bel tira e molla: una volta lui lascia lei, una volta lei lascia lui, insomma si va avanti per centinaia di pagine anche perché c'è sempre qualche donna pronta a mettere zizzania fra i due innamorati. Molte scene sembrano scritte solo per allungare il brodo.

Infatti, quello che non mi è piaciuto di quest'autrice è proprio la sua tendenza a dilungarsi eccessivamente e così la scorrevolezza della lettura ne risente.
Anche lo stile non è proprio eccelso. Ad esempio: "Eric mi guarda. Mi guarda... e mi guarda." "Io lo guardo... lo guardo... e lo guardo."
Se all'inizio del romanzo frasi del genere possono anche divertire, a lungo andare scocciano. Altre sono molto banali "Lui mi guarda. Io lo guardo. Lui mi bacia. Io lo bacio."
La lettura così si fa snervante, e che diamine!

Nel primo libro la vicenda si svolge in Spagna, nel secondo l'azione si sposta nella gelida Germania, a Monaco. La storia poteva concludersi anche con le nozze dei due colombi e invece no, c'è un terzo libro con la narrazione della gravidanza... insomma bisogna pur vedere il frutto dell'amore, no? 

O meglio, bisognava semplicemente completare un'operazione commerciale... 

  

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