Oggi vi presento la terza antologia giallo-noir dedicata alla memoria del compianto editore Marco Frilli, “TUTTI I SAPORI DEL NOIR” a cura di Armando d'Amaro con prefazione d'eccellenza di Maurizio de Giovanni (Fratelli Frilli Editori).
Dopo i grandi successi dei precedenti due anni con la prima antologia dal titolo "UNA FINESTRA NEL NOIR" (2017) e con "44 GATTI IN NOIR" (2018) la casa editrice rinnova il ricordo, la memoria e la gratitudine all'uomo che le ha dato vita e vitalità.
Questa terza antologia ha per protagonista la gastronomia, i sapori, i gusti e tante varietà di cibi e prelibatezza con un risvolto comune, quello dell'indagine e del noir. Nella maggior parte dei racconti si avrà modo di incontrare nuovamente o per la prima volta Marco Frilli. L'idea rimane immutata ed è nata dalla voglia di conoscere meglio Marco Frilli uomo ed editore dallo spiccato intuito che ha arricchito con tanti ottimi scrittori il panorama letterario di genere.
L'occasione è altresì ghiotta per "assaggiare" tanti scrittori attraverso i loro racconti. Quest'anno saranno 49 gli autori, molti di essi pubblicati dalla Fratelli Frilli Editori, che hanno voluto rendere omaggio al loro editore facendo incontrare i loro protagonisti di carta e inchiostro con il loro padre putativo. La prefazione a cura del famoso scrittore Maurizio de Giovanni arricchisce il volume donandogli non solo uno spessore di qualità ma conferendogli una nota emotiva fuori dal comune rendendo unica nel suo genere questa terza antologia giallo-noir.
Tutti i sapori del Noir
Pagg. 240
coll. SuperBross Noir
€14,90
Isbn 9788869433849
Un buon racconto noir, come una portata fino a quel momento sconosciuta, deve incuriosire, avvincere e infine sorprendere, lasciandosi dietro il piacere di averlo gustato unito a un senso di lieve malinconia per essere giunti alla parola ‘fine’.
Per molti detective nati e cresciuti nelle pagine dei libri il cibo ha giocato e gioca un ruolo importante: il geniale buongustaio belga Hercule Poirot si dispiace di non potersi concedere più di tre pasti al giorno; Nero Wolfe detesta abbandonare la propria abitazione ma partecipa al convegno dei Quinze Maîtres, i migliori al mondo; il metodico e umanissimo Maigret predilige piatti tradizionali francesi: se non preparati da sua moglie, da consumare nel bistrot Dauphine; l’amatissimo Montalbano una volta apostrofa malamente il suo vice Mimì Augello ‘colpevole’ di aggiungere parmigiano sulla pasta alle vongole; Pepe Carvalho si spinge oltre, sostenendo che “l’arte culinaria è una maschera di morte. Per mangiare, bisogna ammazzare”.
Ma per tutti questi personaggi il cibo è stato utilizzato come ‘contorno’ per meglio caratterizzarli - il fulcro del crimine è sempre altrove - mentre nei quarantacinque racconti di questa antologia il cucinare o il mangiare non appaiono marginali rispetto alle storie narrate, ma hanno un ruolo centrale nella loro trama e spesso nelle location – cucine domestiche, ristoranti, bar, alberghi, paninoteche o campi di gare culinarie – ove si muovono i protagonisti.
Il protagonista…in questa terza antologia di racconti è sempre lui, Marco Frilli, pronto a rapportarsi (vivace protagonista o umanissimo caratterista) con gli investigatori ‘seriali’ - creati dai suoi autori e non solo – e con criminali e vittime di turno, mentre è sembrato conseguenziale destinare i proventi del volume a chi cura i disturbi del comportamento alimentare.
“L’arte del cucinare condivide qualcosa di importante con la soluzione di un mistero, devi raccogliere gli ingredienti nelle stesse modalità. Se i gialli contengono ricette per omicidi, ben volentieri contengono anche ricette per del buon cibo”. Jeanine Larmouth
Un buon racconto noir, come una portata fino a quel momento sconosciuta, deve incuriosire, avvincere e infine sorprendere, lasciandosi dietro il piacere di averlo gustato unito a un senso di lieve malinconia per essere giunti alla parola ‘fine’.
Per molti detective nati e cresciuti nelle pagine dei libri il cibo ha giocato e gioca un ruolo importante: il geniale buongustaio belga Hercule Poirot si dispiace di non potersi concedere più di tre pasti al giorno; Nero Wolfe detesta abbandonare la propria abitazione ma partecipa al convegno dei Quinze Maîtres, i migliori al mondo; il metodico e umanissimo Maigret predilige piatti tradizionali francesi: se non preparati da sua moglie, da consumare nel bistrot Dauphine; l’amatissimo Montalbano una volta apostrofa malamente il suo vice Mimì Augello ‘colpevole’ di aggiungere parmigiano sulla pasta alle vongole; Pepe Carvalho si spinge oltre, sostenendo che “l’arte culinaria è una maschera di morte. Per mangiare, bisogna ammazzare”.
Ma per tutti questi personaggi il cibo è stato utilizzato come ‘contorno’ per meglio caratterizzarli - il fulcro del crimine è sempre altrove - mentre nei quarantacinque racconti di questa antologia il cucinare o il mangiare non appaiono marginali rispetto alle storie narrate, ma hanno un ruolo centrale nella loro trama e spesso nelle location – cucine domestiche, ristoranti, bar, alberghi, paninoteche o campi di gare culinarie – ove si muovono i protagonisti.
Il protagonista…in questa terza antologia di racconti è sempre lui, Marco Frilli, pronto a rapportarsi (vivace protagonista o umanissimo caratterista) con gli investigatori ‘seriali’ - creati dai suoi autori e non solo – e con criminali e vittime di turno, mentre è sembrato conseguenziale destinare i proventi del volume a chi cura i disturbi del comportamento alimentare.
“L’arte del cucinare condivide qualcosa di importante con la soluzione di un mistero, devi raccogliere gli ingredienti nelle stesse modalità. Se i gialli contengono ricette per omicidi, ben volentieri contengono anche ricette per del buon cibo”. Jeanine Larmouth