Per chi ama i gialli ecco un'altra indagine del commissario Livia, il personaggio creato da Silvestra Sorbera
Scheda
Titolo: I fiori rubati
Autore: Silvestra Sorbera
Editore: Lazy Book
Prezzo: € 2,99
SINOSSI: Due bambine scomparse, una strana signora che ama le margherite e il passato che torna dolorosamente nella vita del commissario Livia. Il lettore, seguendo la protagonista alle prese con il rapimento di due bambine di otto anni, entrerà nella sua vita, nella sua famiglia e scoprirà quanto curiosamente, a volte, gli eventi si intreccino.
DAL LIBRO: «Dall’altro capo del telefono risposero e Livia riconobbe la voce di Lorenzo, calma come sempre. Avvertì un tremolio allo stomaco, ma si impose di rispondere. Doveva farlo, doveva dimenticare tutto il suo passato, tutto il suo dolore e parlare con l’uomo che al momento odiava di più al mondo. Lo strano caso della vita: l’ultima volta che avevano parlato, l’argomento era un bambino, il loro bambino e, a distanza di anni, la conversazione che stavano per intraprendere verteva sullo stesso argomento. A Livia sembrava quasi che il destino avesse tirato le fila di una conversazione mai chiusa, che era necessario in qualche modo riprendere o forse voleva solo metterla alla prova, ma in fin dei conti Livia e Lorenzo al destino non ci avevano mai creduto.»
DAL LIBRO: «Dall’altro capo del telefono risposero e Livia riconobbe la voce di Lorenzo, calma come sempre. Avvertì un tremolio allo stomaco, ma si impose di rispondere. Doveva farlo, doveva dimenticare tutto il suo passato, tutto il suo dolore e parlare con l’uomo che al momento odiava di più al mondo. Lo strano caso della vita: l’ultima volta che avevano parlato, l’argomento era un bambino, il loro bambino e, a distanza di anni, la conversazione che stavano per intraprendere verteva sullo stesso argomento. A Livia sembrava quasi che il destino avesse tirato le fila di una conversazione mai chiusa, che era necessario in qualche modo riprendere o forse voleva solo metterla alla prova, ma in fin dei conti Livia e Lorenzo al destino non ci avevano mai creduto.»
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