venerdì 28 aprile 2017

Dolce e piccante, densa e profumata: ecco la cioccolata di Isabel!


Che c'è di meglio di una buona tazza di cioccolata calda quando ci vogliamo coccolare un po? Specialmente quando la temperatura si abbassa improvvisamente come in questi giorni e allora diventa estremamente piacevole condividere qualcosa di caldo con chi si ama.


Ecco la ricetta della cioccolata calda che Isabel, la protagonista del mio romanzo "Il profumo della tempesta" prepara per Richard.
E' fatta senza latte, utile dunque per chi è intollerante al lattosio o è vegano.   

Ingredienti per 2 tazze  

4 cucchiaini colmi di cacao amaro
4 cucchiaini colmi di farina 00
4 cucchiaini colmi di zucchero 
cannella  in polvere
300 ml di acqua 
2/3 semi di peperoncino
Mezza bacca di vaniglia  

Mettere l'acqua sul fuoco, quando bolle spegnete e immergetevi la vaniglia. 

Lasciate in infusione per un'ora.
In un setaccio ponete il cacao, la farina e lo zucchero e setacciate tutto in un pentolino. Cominciate a mescolare con un due cucchiai d'acqua aromatizzata alla vaniglia. Mescolate energicamente e aggiungete il resto dell'acqua poco per volta in modo che non si formino grumi. 
Aggiungete il peperoncino (se vi piace). 
Mettete il pentolino sul fuoco e mescolate continuamente con un cucchiaio di legno fino a portare a bollore. 

Versate la cioccolata nelle tazze e aggiungete una spolverata di cannella. 

Volendo esagerare con le calorie, si può aggiungere un quadretto di cioccolato a ciascuna tazza :) oppure sostituire l'acqua con latte o panna liquida. 

Vi ho ingolosito? Spero di sì.

E adesso gustate questo estratto tutto per voi!



Estratto da "Il profumo della tempesta" 
Anche il sole del giorno peggiore tramonta, pensò il capitano, tetro, quella sera.
Era sfinito dalla fatica e furioso con Isabel perché aveva ignorato i suoi ordini, lasciando la cabina per andare in cucina a preparare la cioccolata.
La bevanda era arrivata alla fine della cena, servita nelle preziose tazze di porcellana che il marchese Di Rose si portava dietro nei suoi viaggi. Il giovane  aveva annunciato agli ufficiali, con malcelato orgoglio, che Doña Isabel l’aveva preparata con le sue mani.
Densa e profumata, con quella consistenza di velluto bruno che accarezzava voluttuosamente la lingua come il bacio di un’amante esperta, la cioccolata aveva lasciato tutti senza parole.
- Sublime - aveva detto il marchese dopo qualche momento. - Devo procurarmi la ricetta, assolutamente!
Richard era rimasto incantato dal sentore di cannella, il suo preferito, stregato dal gusto dolce e innocente della vaniglia, sorpreso dal gusto di peperoncino che gli aveva acceso i sensi tanto che mentre sorbiva la bevanda, per qualche momento si era sentito quasi mancare.
Con uno sforzo, era riuscito a concentrarsi abbastanza per capire ciò che stava dicendo il marchese.
- Doña Isabel l’ha imparata dalle suore del convento dov’è cresciuta… ha promesso di conservare il segreto… dubito che potrò mai ottenere la ricetta…
Dovevano essere delle monache davvero indiavolate per concepire un simile assalto ai sensi di un uomo, oppure Isabel aveva variato la ricetta per lui, perché sapeva quanto amasse la cannella…
Sciocchezze!, concluse astioso. Poteva prepararla soltanto per me, invece l’ha offerta anche a lui, anzi a tutti.
Lo infastidiva scoprire che il marchese sapeva di lei tante cose che invece lui ignorava.
Cresciuta dalle suore!? Addirittura! Non l’ho mai vista raccogliersi in preghiera…
Adducendo a motivo l’enorme stanchezza, biascicò delle scuse e, sbadigliando, lasciò il quadrato, sforzandosi d’ignorare le risatine e gli sguardi ammiccanti.
Non appena fu fuori vista, accelerò l’andatura. Il capitano a bordo veniva subito dopo Dio. Tutti gli dovevano obbedienza. Avrebbe insegnato a quella piccola smorfiosa che non poteva fare sempre di testa sua.

***

- L’ho vista, vi dico - stava dicendo Ian Van der Vall a chiunque volesse ascoltare.
Dopo cena, i marinai si erano raccolti nell’interponte. Erano stanchi, dopo la lotta contro la tempesta, e demoralizzati per la morte di uno di loro.
- L’ho vista come adesso vedo voi e mi sono preso una strizza del diavolo. Era in piedi sull’albero di bompresso, proprio sopra la vecchia Nannie. È una strega, non ci sono dubbi. Neanche un marinaio riuscirebbe a restare immobile come una statua con il vento contrario. Sembrava un fantasma, nera e immobile, e tutto intorno il mare luccicava e mandava lampi di luce maligna.
- Forse hai bevuto troppo grog - sogghignò Salomon Caradoc, il nostromo, alleggerendo l’atmosfera. - E in questa zona il mare diventa fosforescente la notte, non te lo ricordi, Van der Vall? E soprattutto non fantasticare troppo sulla signora: lo sai quali sono gli ordini del capitano.
C’era la pena di morte per chiunque avesse osato sfiorarla.
Van der Vall strinse le labbra ma restò della sua opinione e insistette: - L’ho vista. È stato la sera prima che Marshall morisse, scommetto che stava chiamando la tempesta…
Bruscamente calò il silenzio. I marinai erano terribilmente superstiziosi.
Rusty, il giovane mozzo, si schiarì la gola e aggiunse nervosamente:
- Quando eravamo sull’isola, ho sentito dire al capitano che quella donna è una vera strega.
- Deve avergli fatto un maleficio - disse uno.
- È vero - aggiunse un altro, - quando la vedo passeggiare sul ponte, la mattina, con quel mantello nero, mi vengono i brividi.
Caradoc decise che era arrivato il momento di riprendere in pugno la ciurma.
- Be’ Faukes, sarà meglio che te li faccia passare e che pensi piuttosto a spazzolare meglio il ponte! Parlo anche a te, mozzo, non voglio avere un richiamo dal capitano perché non è pulito a dovere... e adesso basta con le ciance! Chi non è di guardia vada a dormire.
Gli uomini si dispersero mugugnando e, nella confusione, il nostromo colse in un lampo la luce di sacro zelo che si era accesa nello sguardo da fanatico  di Ian Van der Vall.

***

Il capitano spalancò la porta della cabina con la furia violenta di un uragano.
- Isabel! - ruggì.
Quieta e composta, lei era seduta alla scrivania, intenta a leggere un manoscritto.
Il poema del marchese, senza dubbio, pensò Richard e fu l’ultima goccia che fece traboccare il vaso già stracolmo della sua gelosia.
Davanti alla sua espressione cupa e burrascosa, Isabel si era alzata precipitosamente, rifugiandosi dietro alla poltrona.
- Ti avevo detto di restare in cabina oggi. Cosa pensavi che volessi dire?
Lei non rispose e Richard continuò a sbraitare: - Sono il capitano  e ai miei ordini bisogna obbedire. Questo concetto è così difficile da afferrare per te?
Poiché lei continuava a fissarlo, muta e confusa,  Richard ebbe un gesto di stizza. Con un violento manrovescio spazzò la scrivania e tutto ciò che vi si trovava, compreso il manoscritto, finì sul pavimento. Le pagine si sparsero disordinatamente, confondendosi alle carte nautiche. 


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